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Monterosso al Mare

 

Monterosso al Mare è la prima delle Cinque Terre per chi viene dalla parte di Genova. Monterosso offre tutto il fascino e la suggestione dei borghi situati lungo l’arco dello splendido Golfo dei Poeti.

Come una perla in fondo alla conchiglia, il borgo è adagiato nell'ampia insenatura formata dalla costiera, delimitata a sud-ovest da punta Mesco.

La collina rocciosa dei Frati Cappuccini divide il borgo antico - con la sua spiaggia breve e profonda - dal lungomare di Fegina, di recente sviluppo, con la stazione ferroviaria e la spiaggia lunga e stretta.

Monterosso è l'unico paese delle Cinque Terre che ha una qualche estensione pianeggiante delle case e delle strade.

La copertura del torrente forma la via principale, che parte dalla piazza alberata della marina, delimitata a sud dal viadotto ferroviario e s'inoltra fino ai piedi delle ripide colline.

Questo antico agglomerato va ammirato dal colle dei Cappuccini, di prima sera: esso appare come un paese di fiaba, accoccolato tra i monti e il mare; soltanto il passaggio dei treni sul ponte che lo separa dalla spiaggia, tra una galleria e l'altra, rompe l'incanto. 

CENNI STORICI

La grande razzia dei Longobardi di Rotari - che nel 640 devastò la Liguria orientale - si estese anche al villaggio di Albereto sul Monte Soviore, che fu raso al suolo.

I profughi trovarono rifugio in un piccolo centro fortificato - rimasto indenne dalla furia devastatrice dei barbari - posto su una modesta altura prospiciente la costa e che per il colore rossiccio del terreno era conosciuta come Monte Rubeo.

La posizione isolata favorì il consolidamento del piccolo centro abitato, protetto da un castello, che è citato per la prima volta in un documento ufficiale del 1056, quando il sito fu donato ai monaci di San Venerio dell'isola del Tino.

Come le altre terre dell'estremo levante ligure, Monterosso passò frequentemente da una signoria all'altra. Prima di entrare a far parte definitivamente (1254) dei domini genovesi, in meno di due secoli fu assoggettato agli Obertenghi, ai Fieschi, ai signori di Lagneto, ai Malaspina e ai Pisani.Il borgo aveva dimensioni limitate ed era scarsamente abitato.

Lo dimostra il fatto che fino a metà del XIII secolo non si ritenne necessario costruirvi una chiesa. Per le esigenze religiose più immediate si poteva contare sulla cappella di San Cristoforo all'interno del castello; mentre, per le festività più importanti, si percorrevano tre chilometri di salita e si raggiungeva l'antico Santuario di Soviore.

Al popolo di Monterosso fu accordato il privilegio di eleggere il parroco, o rettore.

Quando, nel 1396, i monterossini rifiutarono di accettare un rettore nominato d'imperio dal cardinale Ludovico Fieschi, questi fece incendiare l'abitato da marinai genovesi. Un episodio simile si ripeté nel 1545: i turchi assaltarono il paese e dopo averlo incendiato, ne rapirono le donne ed i giovani più validi, per venderli come schiavi. Dalla seconda metà del XVI secolo a Monterosso non si verificarono altri fatti degni di nota.

Essendo dominio consolidato della Repubblica di Genova, ne seguì il destino, fino al compimento dell'Unità d'Italia. 

DA VEDERE

La parrocchiale di San Giovanni Battista. E’ un bellissimo tempio in stile gotico-ligure, a tre navate, ricostruito nel 1300. La facciata è a fasce alterne di marmo bianco e serpentino verde, arricchita da un rosone centrale traforato in marmo bianco, che per la fine lavorazione è stato attribuito a Matteo e Pietro da Campilio.

Nell'interno della chiesa è di particolare rilievo; un olio su tela Madonna del Rosario con S. Giuseppe e San Domenico, e su tre lati, a mo' di cornice, i 15 Misteri del Rosario: l’opera è del 1580, della scuola genovese del Cambiaso. 

Sulla piazza della chiesa si affaccia l'Oratorio della Confraternita dei Neri "Mortis et Orationis", di epoca barocca. In esso si conserva una statua di, proveniente dall'antico convento dedicato al Santo, eretto verso il 1000 sul promontorio di Punta Mesco. 

Il Santuario di Santa Maria di Soviore e' il più antico santuario mariano della Liguria. E’ citato per la prima volta in un documento del 1225, ma come testimoniano alcune pietre della costruzione, risale a molti secoli prima, si pensa ai tempi dell'invasione di Rotari.

Sorge in superba posizione a 465 m. d’altitudine, sul versante verso il mare. Il Santuario ha origini leggendarie, legate alle vicissitudini di una quattrocentesca Pietà in legno di Maria con Gesù morto tra le braccia.

Monterosso vi fu sempre molto devoto. Dal piazzale del Santuario, ombreggiato da lecci secolari, si gode un ampio e stupendo panorama. 

Il Castello di Monterosso sorge sul costone roccioso che, separando l'antico nucleo abitato dalla più lontana Fegina, domina dall'alto l'ampio specchio di mare.

Sul promontorio fu costruita anche una chiesa, dedicata a San Cristoforo, ma di essa rimangono solo tracce evanescenti. Il castello, all'interno del quale era collocata la chiesa, fu sotto il dominio dei marchesi Obertenghi intorno al Mille. 

La Torre Aurora, insieme ad altre due di minore importanza, è il residuo delle tredici torri che cingevano il paese nel secolo XVI, per difenderlo dalle scorrerie dei pirati saraceni. 

Il Convento dei Cappuccini risale al XVII secolo e si erge sulla collina di San Cristoforo. All’interno è possibile ammirare opere di alcuni artisti genovesi come Cambiaso e Strozzi, oltre ad una Crocifissione della scuola di Van Dyck. 

La singolare scultura in ferro e cemento del Gigante fa ormai parte del paesaggio, anche se danneggiata dalle bombe dell’ultima guerra e dalle mareggiate. Alta in origine 14 metri, fu edificata nei primi del 1900, ad ornamento di una villa. 

Villa Montale e’ una delle prime ville signorili, costruita - come dimora estiva - dal padre di Eugenio Montale, premio Nobel per la letteratura nel 1975.

Qui il poeta trascorse la sua infanzia. La “casa delle due palme”, come egli chiamava la villa, è un'isola della memoria.

Questo è il paesaggio visivo e sonoro, il crogiuolo da cui è scaturita la sua poesia.

Il Parco Letterario dedicato a Montale, propone un itinerario che passa per questi luoghi: un incontro, una sorta di viaggio attraverso “Ossi di Seppia”“Mediterraneo”“Meriggi di Ombre”. Come disse il poeta: "Io per me amo le strade, le viuzze che seguono i ciglioni, discendono tra i ciuffi delle canne e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni".

Tratto da Travel Italia